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giovedì 20 dicembre 2012

I tempi sono maturi?

Ieri sera ho visto "La più bella del Mondo", lo spettacolo di Roberto Benigni sulla Costituzione Italiana. L'ho visto su Youtube, due giorni dopo la diretta, un po' perchè avevo altro da fare, un po' perchè volevo godermelo con calma, senza essere influenzato dai (facili) entusiasmi (in positivo e in negativo) che un personaggio come Benigni invevitabilmente suscita.

La diretta ha registrato un record di ascolti impressionante, quasi il 50% della popolazione era sintonizzata su RaiUno.

Io, personalmente, sono rimasto un po' deluso, devo ammetterlo. Forse i racconti dei miei amici su quanto fosse divertente e geniale l'esposizione di Benigni mi hanno creato un'aspettativa eccessiva, forse io stesso sono troppo esigente. 

La prima parte è stata (immancabilmente) dedicata alla satira. Benigni non poteva resistere alla tentazione di parlare di coso, come si chiama? Ma sì, quell'ometto di bassa statura (morale e politica) che ammorba le nostre vite da 20 anni. Coso! Vabbè, non mi viene in mente. Non riesco proprio a ricordarmelo.

Comunque, Benigni ha parlato di questo qui. Fino a poco tempo fa, un monologo di quello stile e su quell'argomento avrebbe suscitato negli spettatori una marea di risate ed appalusi. Oggi, evidentemente, non più.

Sfido chiunque a rivedere lo spettacolo e non accorgersi di quante volte Benigni si sia trovato in difficoltà in quella prima parte di spettacolo. Le risate facevano fatica ad arrivare, e parecchie volte (quasi OGNI volta) alla fine di ogni battuta, quando generalmente il comico attende le risate, Benigni si è ritrovato a fissare il pubblico stesso, che a sua volta lo fissava impassibile, in attesa della chiusura della battuta. Ma la battuta era già stata chiusa.

Come mai? Benigni ha improvvisamente perso il proprio talento comico?
Io credo di no. Se escludiamo una battuta rubacchiata ad altri (quella sulla Carfagna che ha detto: "Il ritorno di Berlusconi rende il nostro lavoro più facile", e Benigni: "Figuriamoci il mio!", già detta da tanti altri, Maurizio Crozza in primis), per il resto le battute erano più o meno simpatiche.

A me piace credere che siano cambiate (finalmente) le aspettative delle persone.

Questa parentesi Montiana, nonostante le critiche legittime, ha fatto provare agli italiani cosa vuol dire avere un Governo che GOVERNA. Una classe politica che FA la classe politica e basta, senza invasioni nell'avanspettacolo, senza ossessioni, senza critiche feroci verso nemici persecutori. Una classe dirigente che DIRIGE, a proprio modo, per carità, ma che in buona sostanza FA IL PROPRIO DOVERE.

In questo anno noi abbiamo potuto assistere ad un lavoro di squadra, quello dei "tecnici", improntato bene o male alla risoluzione dei numerosissimi problemi della nostra Nazione, una squadra che ha apportato alcuni cambiamenti attesi da tempo (seppur contenuti, non certo rivoluzionari come nelle aspettative), ed ha saputo finalmente portare fuori dai confini italiani un'immagine italiana non più macchiettistica, ma adulta, solidale con le altre istituzioni europee (non dimentichiamoci che l'Europa l'abbiamo voluta anche noi, ed abbiamo partecipato attivamente al processo di formazione dell'UE, facendoci promotori insieme a Francia e Germania del processo sino dall'immediato dopoguerra!).

Un'Italia non più "medievale", ma realmente progressista, che interloquisce con tutti i partners mondiali alla pari, servendosi di professionisti della politica, gente che con la politica ci è cresciuta, non semplici improvvisatori e/o opportunisti.

Ebbene, tutto ciò io credo ci sia rimasto dentro. Di tutto ciò abbiamo avuto sentore nel momento stesso in cui quel personaggio là di cui parlavo prima, quello di bassa statura morale e soprattutto politica, ha prepotentemente e dispoticamente annunciato il proprio ritorno, rompendo un equilibrio, e prospettando il ritorno di una situazione a dir poco da incubo, una situazione in cui TUTTO il Paese rimane fermo perchè le risorse sono tutte unicamente dirette a risolvere le diatribe tra le classi di potere, nonchè i problemi personali di pochi (di UNO, per la precisione). Un Paese in cui viene promesso tutto ed il contrario di tutto, e poi non viene fatto nulla. Un Paese in cui regna l'apparenza e la bugia viene fatta assurgere a valore morale primario. Un Paese in cui la disonestà viene elevata a principio di diritto come unico mezzo per contrastare la "cattiveria" degli "altri" (chiunque essi siano).

Il mio non vuole essere un'elogio dell'operato del governo Monti. Però è innegabile che in quest'ultimo anno abbiamo avuto un vero governo, che ha operato (ripeto: nel bene e nel male) per modificare la situazione, ed ha soprattutto infuso nella popolazione una sensazione che da tanto (troppo) tempo mancava: quella sensazione di "Stato nel Mondo", di "Istituzione". 

Mette male giudicare oggettivamente le cose quando ci vivi in mezzo, sballottato ed inerme.
Quando però ne esci, e vivi un momento di tranquillità, l'oggettività ritorna inconsapevolmente in te, e nel momento in cui si ripresenta il pericolo, la tua mente è ancora fresca, e ripensando al passato esclama: "Com'è stato possibile? Come ho fatto a sopportare il precedente stato delle cose?".

Ebbene, questo secondo me è successo lunedì sera durante "La più bella del Mondo". La gente di aspettava di assistere ad uno spettacolo di Benigni, di ridere prima ed emozionarsi poi, ma quando ha cominciato a parlare di politica, si è ripresentata alla memoria degli spettatori una situazione di cui s'era persa memoria. 

Ed a tutti è mancata la voglia di riderci su. Perchè la gente è stanca, davvero stanca, e non vuole più tornare indietro. 

Spero che la mia sensazione sia giusta. 

Ne riparleremo a febbraio.



lunedì 16 luglio 2012

Una visita inattesa, parte seconda

"Non stia lì in mezzo alla stanza. Si accomodi.".
Per un istante, entrando nella biblioteca e non vedendo nessuno, ebbe la convinzione che tutto quello che gli era accaduto nella mezz'ora precedente fosse stato frutto della sua immaginazione.
Per un istante, entrando e non vedendo nessuno seduto sulla poltrona dove fino a mezz'ora prima stava seduto il suo poco gradito ospite (o meglio, ospite del Senatore, dato che quella casa e quel ricevimento erano suoi), ebbe chiaramente la sensazione di aver vissuto uno di quei rari casi di allucinazioni collettive.
Ora, tanto improvvisamente quanto era giunto, quell'istante svanì al suono di quella voce tanto umana, quanto disumanamente irreale, impossibile, irragionevole.
Si girò, e rimase sorpreso da ciò che vide.
La prima cosa che pensò fu: "Ha scelto per noi: vuole essere una lei. Devo ricordarmi di dirlo al Primo Ministro...".
Questo pensiero irrazionale ed infantile era necessario, sentiva che un po' di ironia nera gli avrebbe permesso di non uscire di senno.
Subito dopo, però, pensò: "...Se mi lo rivedrò,il Primo Ministro...".
"Spero che la mia scelta sia di suo gradimento, Eminenza. Ho pensato che avere a che fare con una donna avrebbe reso la nostra conversazione più...come dire...stimolante.".
Si sentiva le membra come se fossero di marmo.
"E inoltre, in questa veste, la mia naturale indole ostile –per usare un termine immediato, ma certamente inopportuno –passa decisamente in secondo piano. Come vede, Eminenza, mi sto attivando al massimo per renderle le cose più facili. A dispetto di quello che si crede di me, ho molto a cuore il benessere di voi uomini.".
"Perché?...".
Non riuscì a dire altro. La situazione era troppo assurda, persino buffa, e di tutti i possibili discorsi che si era preparato, cominciò la sua partita con la Morte con quell'unica parola, la sola che avesse escluso fin dall'inizio.
"Per quale motivo...".
"Oh, lei mi delude, Eminenza! Non penserà davvero che tutto si riduca a questo? Alla risposta a un semplice perché? Un uomo di cultura come lei, e di riconosciuta intelligenza...".
"Al momento la mia...".
"Non usi quel tono con me, Eminenza. Sono pur sempre un ospite! Procediamo con ordine: mi sembra di averla gentilmente invitata ad accomodarsi.".
Scelse la poltrona più vicina senza fare un fiato, e si sedette.
Evidentemente quella fase dell'incontro era perduta.
Decise, per il momento, di fare la parte dello spettatore, in attesa di capire le Sue intenzioni.
Bisognava trovare una breccia, un punto debole, a tutti i costi: aveva dalla sua la forza della Vita, della Ragione.
E Dio, ovviamente.
Seguì con lo sguardo la sua ospite che si dirigeva verso l’angolo bar.
"Mi servo da bere, se non le dispiace. Sa, non sono molte le occasioni in cui posso permettermi di farlo. La mia attività richiede un impegno costante, e nella quasi totalità dei casi, non è delelgabile a nessun altro.".
"Oh, lo posso immaginare...".
Non un granché, come risposta.
E neanche Lei sembrò molto soddisfatta, per la verità.
Si girò verso di lui, nel bel mezzo della preparazione di quello che secondo la modesta esperienza di Sua Eminenza sembrava essere un White Russian, e lo guardò con un'espressione terrificante.
Le apparenze contano, è vero, ma l'essenza di qualcuno traspare comunque da un infinità di particolari che, in fin dei conti, hanno più peso dell'aspetto esteriore. Isomma: la Morte è pur sempre la Morte, anche se vestita con un elegantissimo abito da sera.
"Lo può immaginare?! Lo può immaginare...No, che non può farlo. Ed è una fortuna per lei, che non possa! Perché una sola rapida sbirciata alla milionesima parte del mio lavoro la farebbe sprofondare nell'abisso della follia e le farebbe desiderare di non essere mai nato, Eminenza!".
Due a zero, palla al centro.
Riportò la sua attenzione al bancone del bar, e finì di preparare il suo cocktail. Poi cominciò a prepararne un altro.
"Martini Bianco on the rocks, vero?".
"Veramente non mi sembra il...".
"MARTINI BIANCO ON THE ROCKS, VERO?".
Non gli era concesso alcuno spiraglio: la partita la conduceva Lei. Anzi, l'impressione che ebbe in quel momento fu che non ci fosse alcuna partita da giocare.
"Senta, Eminenza.", continuò Lei, con un tono della voce diverso, non più divertito e –a suo modo –ironico come prima, ma quasi flebile, deluso, rassegnato. "Ormai quel che fatto è fatto.".
Si avvicinò e gli porse il Martini.
"Spero di non aver esagerato col ghiaccio...", e si sedette sulla poltrona di fronte alla sua, con una compostezza e una grazia incredibilmente naturali: gli sembrò quasi di avere di fronte Rita Hayworth.
“Con che razza di creatura ho a che fare?”, pensò, non riuscendo a nascondere a sè stesso un moto di ammirazione. “Davvero la potenza di Dio è senza limiti.Perchè anche Lei,ne sono sicuro,è una creatura dell'Altissimo”.
"Quello sguardo mi fa dubitare della sua virtù, Eminenza! Non credevo che fosse sufficiente un bel paio di gambe per suscitare in lei...".
Questo era troppo: una caduta di stile non degna della figura che aveva di fronte,oltre che un'offesa intollerabile. Non attese un secondo di più e contrattaccò.
"Ha varcato il limite! Se crede che io mi faccia insultare da Lei, si sbaglia di grosso. Forse non si rende bene conto della situazione, Signora...".
"Si calmi, e si rimetta seduto.".
"IO STO IN PIEDI QUANTO MI PARE E PIACE!!".
In realtà non si era affatto reso conto di essersi alzato.
"Eminenza...".
"...LEI COMPARE QUI COME SE FOSSE LA COSA PIU' NATURALE DEL MONDO, GETTA NEL PANICO TRE RISPETTABILISSIME PERSONE...".
"Eminenza..."
"...SI COMPORTA COME UN PADRONE IN CASA PROPRIA MENTRE NON E' NIENT'ALTRO CHE UN OSPITE –PER DI PIU', INDESIDERATO...".
"Eminenza...".
"...SI ATTEGGIA A DIVA DEL CINEMA DEGLI ANNI TRENTA, GLISSANDO IN MODO INTOLLERABILE SUL MOTIVO DELLA SUA VISITA –PER DI PIU', INDESIDERATA...".
"La prego...".
"...MI INSULTA COME UOMO E COME SERVO DI DIO ONNIPOTENTE..."
"Via, non mi sembra il...".
"...E PRETENDE CHE IO ME NE STIA SEDUTO?".
"Riportiamo il discorso nei ranghi del...".
"LASCI CHE LE SPIEGHI COME FUNZIONANO LE COSE QUI, NEL MONDO DEI VIVI...".
Si interruppe, il Martini puntato verso la sua ospite come un’arma, il respiro affannato.
Non lo fece per la sorpresa di aver dato uno sfoggio di coraggio inaspettato.
Non lo fece neanche per lo spavento delle conseguenze che avrebbe prodotto il suo gesto: era convinto che ormai fosse necessario giocarsi il tutto per tutto, a carte scoperte.
Si interruppe perché Lei stava sorridendo, compiaciuta.
Sorrideva.
Compiaciuta.
"Che meravigliosi esseri siete voi umani!".
Lo guardava con sincera ammirazione.
Le brillavano gli occhi come a un'innamorata che ritrova l'uomo dela sua vita dopo aver percorso l'Inferno a piedi –in senso figurato, ovviamente.
Sua Eminenza si sedette. Non sapeva cosa pensare. Tracannò un generoso sorso di Martini per prendere tempo.
"Per quanto possa osservarvi e studiarvi, non riuscirò mai a comprendervi fino in fondo.".
“Siamo in due”, pensò, ancora ansimante, il bicchiere per metà vuoto.
"Fino a pochi istanti fa era in stato di shock, completamente in balìa degli eventi, incapace di trovare il bandolo della matassa. O sbaglio?".
“No, che non sbagli”, pensò, “ma se credi che sia pronto ad ammetterlo ad alta voce...”.
"Il suo obiettivo principale", continuò Lei, senza aspettare la risposta, "era la sopravvivenza: l'istinto primario di ogni creatura vivente di fronte ad una minaccia sconosciuta. Tutto come da copione.".
Si alzò, e cominciò a camminare –o meglio, a sfilare –per la stanza.
"E' bastato pronunciare una frase di dubbio gusto, mettendo –anche solo per un istante –in pericolo la sua... moralità di essere a tempo determinato, ed ecco che il suo orgoglio di animale superiore ha finito per prevalere, in modo del tutto contrario alla logica, sul suo istinto alla conservazione della vita.".
"Non sapevo che la Morte fosse un'esperta di psicologia...".
"Oh, ci sono parecchie cose che non sa di me, e moltissime non le saprà mai...”. si fermò e si girò improvvisamente verso di lui, seria.
“Mi basterebbe schioccare le dita, sa?".
"Cosa intende dire? Allude alla mia vita?".
"Alludo alla Vita, non solo alla sua. Mi basterebbe schioccare le dita... Ancora meno: mi basterebbe pensarlo, e il Mondo così come lo conosce lei non esisterebbe più. Pensi al battito d' ali di una farfalla, al primo respiro di un neonato, a ogni goccia d'acqua che compone una cascata... Tutti piccoli universi dentro un Universo più grande, a sua volta contenuto in un altro Universo, e così fino all'infinito!".
Sua Eminenza si mosse nervoso sulla poltrona: aveva davanti un Folle Soprannaturale. Un ticchettio insistente disturbò per un attimo i suoi pensieri: i cubetti di ghiaccio del suo cocktail sbatacchiavano senza alcun ritegno contro le pareti del bicchiere.
Tutto a un tratto non era più molto certo della propria fede.
"Ebbene", continuò Lei, "tutto ciò contribuisce alla sopravvivenza della vostra specie. Voi esistete perché ogni più piccolo, insignificante elemento combacia alla perfezione con gli altri, eppure nessuno di voi –dico: nessuno –comprende quanto la Vita sacrifichi sè stessa per permettervi di continuare ad esistere.".
Si toccò il crocifisso che portava al collo: improvvisamente gli tornarono alla mente i film dell'orrore che aveva visto da bambino in seminario, ovviamente all’insaputa degli insegnanti.
Si chiese se qualcuno degli stratagemmi usati dai protagonisti per sopravvivere alle forze del Male avrebbe funzionato anche nella realtà.
“Molto probabilmente, no”, si rispose immediatamente.
"Lei forse si starà chiedendo se sono impazzita."
“Bene! Immortale, istruita, persino sarcastica, e per di più perspicace –oltre che irrimediabilmente folle.”
Quante sorprese ancora aveva in serbo per lui questa Morte?
"Ebbene", continuò, senza aspettare una risposta, "le assicuro che non è così. Io porto con me la consapevolezza di migliaia di anni di esistenza, e so che è impossibile per voi esseri umani comprendere la verità. Tuttavia, essendo un'inguaribile sognatrice, non perdo la speranza di trovare un giorno qualcuno che mi comprenda almeno un po'."
“Aggiungere alla lista di cui sopra: genio incompreso.”.
"Lei rappresenta mezza vittoria, da questo punto di vista, sa? Nessuno prima d'ora era riuscito a tenermi testa tanto fieramente ed intelligentemente. Le assicuro che persone molto più importanti e note di lei –Capi di Stato, Pontefici, intellettuali di fama mondiale –si sono letteralmente arresi, regredendo fino all'infanzia, rinunciando persino alla propria dignità di fronte a me. Lei, no.".
"Bene, sono contento, le faccio anche io i miei complimenti. Sono felice di esserle stato utile, ma adesso se non le dispiace avrei...".
"Per favore, Eminenza, non rovini questo momento! Non ricorda quello che le ho detto poco fa? Quel che è fatto, è fatto.".
Lo guardò con rispetto, e con una certa deferenza, sorseggiando il suo White Russian.
Il bicchiere era ormai quasi vuoto.
“Quel che è fatto, è fatto... possibile che...”.
Un urlo ruppe il corso dei suoi pensieri: proveniva dal corridoio.
In pochi istanti altre voci si unirono alla prima, e un gran numero di persone si affollarono poco fuori dalla biblioteca.
"Mio Dio, chiamate un'ambulanza, presto!!".
"E' terribile!...".
"Com è potuto accadere?".
Alla fine era successo: non era riuscito a fermare il corso degli eventi.
Mentre lui era lì a giocare a rimpiattino, Lei aveva portato a termine il suo lavoro.
Qualcuno era morto.
Le lanciò un'occhiata di puro odio, e si precipitò sul luogo della tragedia.
.
"Largo, fatemi passare!", urlò, ma nel trambusto nessuno parve udirlo.
Si fece comunque largo tra la folla, e, pronto ad assistere al più triste degli spettacoli, si portò a pochi centimetri dal cadavere.
Lì per lì non riuscì a capire di chi fosse il corpo sdraiato a terra.
Poi, improvvisamente, il sangue gli si gelò nelle vene: era un prelato, e stringeva stretto in pugno il crocifisso che portava al collo.
E finalmente capì.
Non avrebbe dovuto spiegare nulla al Primo Ministro, né a nessun altro degli ospiti.
E per quanto riguarda il perdono...
Con il peso della consapevolezza che gli gravava sulle spalle, si girò verso la sua ospite che lo attendeva all'uscita della biblioteca.
Ora aveva assunto il suo aspetto naturale-mantello nero, cappuccio, falce-, e nella scheletrica mano destra stringeva un bicchiere ormai vuoto.
Lo alzò verso di lui, come se volesse brindare alla sua salute, dopodichè il Mondo come lo conosceva svanì.

Una visita inattesa, parte prima

"E' incredibile! Incredibile ed intollerabile!".
"Quanto mai... indelicato!".
"Inaudito...".
"Presentarsi così, di punto in bianco...".
"Senza essere stato invitato, per giunta!".
"Inaudito...".
"In una casa rispettabile come questa...".
"Piena di gente... rispettabile, per giunta!".
"Decisamente... INAUDITO!".
"Come dovrei comportarmi ora con i miei ospiti, eh?".
"Già, come? Dovrebbe andare di là, e dire: -Gentili signori, rispettabili signore, è appena arrivato un ospite molto speciale. E’ qui per uno di voi, ma, ahimé, non vuole dire per chi! E' questione di etica professionale, dice. Perciò, un attimo d’attenzione, per favore...Qualcuno di voi, miei cari, avverte qualche sintomo, come posso dire?, di scarsa salute?-. Così, dovrebbe dire?".
"Ma...sarebbe inaudito!".
"Sa dire solo inaudito, lei, Senatore?".
"Già! Voi parlamentari non dovreste avere un vocabolario un po' più folto, Senatore?".
"Ma...".
"Sì, sì, abbiamo capito, questo tono è quanto meno inaudito...".
"Bisogna escogitare subito qualcosa.".
"Già, Lei è di là che aspetta e...".
"Come ha detto, scusi, Eminenza?".
"Ho detto che Lei è di là. E' diventato sordo a causa del trauma, Signor Primo Ministro?".
"No, no. Stavo riflettendo se sia il caso di chiamarla così. Forse preferisce che ci si rivolga a Lei come se fosse un Lui. Sa, non vorrei che se la prendesse a male...".
"Ma di che diavolo sta farneticando?".
"Eminenza, per cortesia, moderi i termini ! Un uomo di Chiesa della sua levatura!!".
"Me ne frego dei termini, Signor Primo Ministro, se permette!!".
"Inaudito...".
"Oh, la smetta lei, Senatore!".
"Eminenza, mi trovo ancora una volta costretto a ricordarle la sua posizione...".
"La mia posizione è affar mio, Signor Primo Ministro, e di nessun altro! Lei dice che la mia posizione non mi permette di usare certe espressioni? Bene. Ora la cambio. Mi siedo. Sì, ecco, mi metto seduto. Così va meglio, ora?".
"Eminenza, non è proprio questa la situazione adatta per fare del sarcasmo! Abbiamo cose ben più importanti a cui porre rimedio, e dobbiamo farlo solo con le nostre forze, senza interpellare nessun altro. Come si direbbe nella vostra lingua ufficiale...".
"...inaudita altera parte!!".
"Complimenti per il suo latino, Senatore! A quanto pare la sua capacità nel dire la cosa inopportuna nei momenti meno opportuni...".
"Eminenza...".
"Sì, sì, va bene. Ha ragione, Signor Primo Ministro. Manteniamo calma e lucidità, e organizziamoci.".
"Ora la riconosco.".
"Bene, bene. Mi alzo, così rifletto meglio. Allora...sapete, a volte neanche la Fede più integerrima riesce a far fronte a situazioni così assurde...
Dunque...
Bisogna che uno di noi torni di là dagli ospiti. A questo punto si staranno domandando cosa c’è sotto la nostra assenza. Lei, Signor Primo ministro, mi sembra la persona più adatta per intrattenerli...".
"...concordo con lei, Eminenza.".
"Bene. Nel frattempo, un altro dovrebbe andare dal Lei...da Lui...insomma, quello che è...e cercare di capire le sue intenzioni. Certo, i dubbi sono pochi, visto il suo mestiere...comunque, bisogna farle presente che, nonostante sia quel che è – e noi tutti sappiamo QUEL CHE E’, giusto? – ebbene, questo non gli dà il diritto di piombare in una casa di persone rispettabili...".
"Giusto!!".
"Inaudito!".
"Credo, vista la mia posizione (e ringrazio il qui presente Primo Ministro per avermelo ricordato), che questo compito spetti a me, data anche la scarsa, anzi, SCARSISSIMA loquacità dell'Onorevole Senatore questa sera...".
"Ma..!".
"E' deciso! Lei, Senatore, rimane qui seduto tranquillo e in silenzio...”.
"Inaudito..!".
"Lei, Signor Primo Ministro, di là dagli ospiti.".
"Senz'altro, Eminenza.".
"E io.. beh.. io andrò in biblioteca a contrattare con la Morte...!".





Orowe e Maya


“Eccolo! E’ lui! E’ quello giusto!”, esclamò Maya eccitata.
Nessuno condivise la gioia della sua scoperta.
Volse lo sguardo nel punto dove avrebbe dovuto trovarsi Orowe, e ciò che vide fu solo il vuoto. Il nulla assoluto.
Con uno sbuffo di impazienza chiuse gli occhi, diresse il suo pensiero verso l’infinito, e quando li riaprì il vuoto era stato colmato.
“Che c’è?...”, domandò sorpreso ed un po’ infastidito Orowe. Evidentemente era stato distolto inaspettatamente da un’attività piuttosto importante.
Anzi, a giudicare dal suo atteggiamento, spazientito ma quasi rassegnato, non era la prima volta che si ripeteva quella scena. Orowe cercava accuratamente di evitare lo sguardo di Maya, continuando a pensare al lavoro che aveva appena lasciato in sospeso.
Maya non rispose alla sua domanda. Lo guardò intensamente con quei suoi enormi occhi verdi, poi abbassò lo sguardo, assumendo un’aria colpevole. In silenzio.
Orowe cedette.
“Oooh, avanti! Lo sai che sono SEMPRE MOLTO occupato…”.
Maya continuava a tenere gli occhi bassi, muta, alzando lo sguardo verso Orowe solo per pochi secondi, ed esclusivamente per sbattere in modo civettuolo le ciglia.
Orowe sospirò, cercò di sorridere e le si avvicinò.
“Maya, lo sai che sono SEMPRE molto MOLTO  occupato, e il mio lavoro è estremamente delicato. E’ un compito che comporta un’enorme responsabilità, e un giorno, se seguirai…”.
Orowe si interruppe. Maya continuava a guardarlo, senza una parola. Orowe sospirò, guardando verso l’alto un punto immaginario, quasi aspettando che da lì gli arrivasse un segno.
“Avanti. Dimmi che c’è…”, disse rassegnato un istante dopo.
Il volto di Maya si illuminò.
“L’ho trovato! Finalmente io-l’ho-tro-va-to! E’ quello lì”.
Orowe seguì la direzione indicata dal dito di Maya, il suo sguardo percorse in una frazione di secondo milioni di chilometri, attraversando il vuoto siderale come farebbe la lama incandescente di un coltello con il burro, e finalmente lo vide.
“Piccola mia, sei proprio sicura?”, domandò serissimo Orowe.
“Questa volta, sì!”. Fu il modo in cui Maya pronunciò quell’ultimo sì a indurre Orowe a soffermarsi ancora un istante, invece di abbandonare la sua adorata figlia alle sue fantasticherie, come tutte le altre volte.
“Maya, non mi stancherò mai di ripeterti che…”.
“Lo so, lo so! E’ dalla notte dei tempi che mi ripeti la stessa cosa…”.
Orowe sobbalzò. La reazione di Maya era troppo sicura per rappresentare un capriccio dei suoi. La sua bambina stava crescendo. La sua bambina ERA cresciuta, ormai.
Ricordava ancora come se fosse ieri la prima volta che l’aveva tenuta in braccio, secoli prima.
“Va bene. Ti credo.”.
“Davvero?!”. Il volto di Maya si illuminò di una luce nuova, diversa.
Guardò suo padre come mai aveva fatto prima, e in quel momento si creò tra loro un legame indissolubile. Un legame che avrebbe comportato la separazione dei due fino al giorno in cui, alla Fine dei Tempi, tutte le creature dell’Universo si sarebbero ricongiunte nell’Unico.
“Davvero”, rispose Orowe, fissandola negli occhi.
“Quindi, credi che dovrei…..”.
“Quello che credo io non conta. Se TU sei certa che sia quello giusto, sì.”.
Ci fu un attimo di silenzio. Una incredibile tensione emanò da loro.
“Ma questo significa…”, disse allora Maya, gli occhi velati dalle lacrime e la voce rotta dal dolore.
“Sì, Maya. Questo significa che…”. Anche Orowe non riuscì a finire la frase.

 “Ho aspettato da sempre questo momento, e adesso che è finalmente arrivato…”, disse Maya con un flebile filo di voce.
“Maya, sapevi che un giorno avremmo dovuto affrontare questo momento. Anche noi, che ci crediamo superiori alla Vita stessa, dobbiamo sottostare alle sue regole. E’ scritto.”.
“Ma…”.
“Niente ma! Neanche per me è facile. Tu sei la mia unica figlia, e per l’eternità rimarrai l’unica. Questo è il Suo volere, è stato deciso così prima ancora che noi fossimo creati, e non c’è nessuno che possa impedire che si compia. “.
“Ma forse tu…La tua influenza è forte su di Lui, papà. E potresti…”.
Orowe la interruppe con un gesto perentorio della mano.
“Questo è troppo anche per me, piccola mia. Mi spiace.”
Si abbracciarono.
Una luce intensissima invase lo spazio intorno a loro, dove prima c’era solo il nulla.
“Vedi? E’ il segno che è la scelta giusta.”, disse Orowe, e a Maya parve di vedergli compiere un gesto repentino con la mano approfittando della fortissima luce, come per asciugarsi gli occhi dalle lacrime.
“Allora…Addio, Padre”.
“Arrivederci, figlia mia. Veglierò su di te e su di lui. Veglierò su di voi”.
Stavano per abbracciarsi nuovamente, quando la luce si spense improvvisamente.
Il vuoto tornò a riempire quella realtà priva di tempo e spazio.
Orowe rimase ancora un istante immobile, in silenzio.
Pensò all’ultima frase detta a sua figlia: per la prima ed ultima volta le aveva mentito. Avrebbe dovuto dirle ‘Ti voglio bene’, e invece l’ultimo saluto alla persona più importante della sua vita era stata una bugia.
Una volta compiuta la scelta, Orowe non avrebbe potuto più seguire Maya, mai più: non gli era concesso. Neanche a lui.
Pensò per un attimo di chiedere una grazia, uno strappo alle regole.
Non aveva mai provato uno strazio simile, un dolore indefinibile e diffuso.
Il dolore è un sentimento umano, adatto a essere viventi a termine, si disse.
Esseri di rango inferiore, senza dubbio.
Però, per un attimo, provò un senso di profonda ammirazione e stima per quegli esseri inferiori: quanta forza ci voleva per sopportare quelle ondate di dolore senza rimedio? Tanta. Troppa.
Forse non erano poi tanto inferiori, questi mortali.
Sospirò, mentre si apprestava a tornare al suo sempiterno lavoro: non c’erano strappi alle regole. C’erano solo regole.
Per l’ultima volta pensò a Maya, e provò un incredibile moto di invidia all’idea che in quel preciso momento due persone, sulla Terra, stavano coronando il loro sogno con la nascita della loro prima figlia. Una figlia speciale.
Era certo che l’avrebbero chiamata Maya. E che le avrebbero voluto bene più della loro stessa vita. La loro unica vita.
Dominò l’ultima ondata di dolore, anche se non potè evitare che una lacrima gli sfuggisse dal viso e si perdesse nel vuoto.
Orowe scomparve, tornando al suo sempiterno lavoro.
Quella unica piccola lacrima, però, avrebbe presto riempito quel vuoto cosmico. Al suo interno vi era la vita, ed una storia intensa.
Abbastanza per creare un nuovo mondo.

giovedì 7 giugno 2012

Ne abbiamo s(h)draiati di amplificatori! (trent'anni di rocchenrol)




Ieri sera ricevo un invito inaspettato da un amico.
"Vieni con me stasera! Suonano i <...>* a Carcare".
"Cavoli", penso io, "vengo sì!".
E sono andato.

Non dico che fossi entusiasta all'idea che suonassero proprio i <...>*, però ero felice all'idea di poter assistere ad un concerto live, peraltro di un gruppo italiano famoso e tutto sommato genuino, i <...>*, appunto.


Ero curioso, inoltre, di vedere la location, perchè questo gruppo (non ricordo se l'ho scritto chi erano. Vabbè, comunque erano i <...>*), suonavano in una vetreria.


Appena arrivati, mi rendo conto che le mie stesse aspettative sono condivise da molte alte persone: l'entrata è gremita di spettatori (c'erano anche molte persone della mia età, non solo "sessantottini"), ed il servizio d'ordine faceva addirittura fatica a gestire il traffico sulla strada statale adiacente. Tipo, così:



"La serata si prospetta interessante", penso.
Entriamo.

La location è molto bella, il palco è posto sotto la tettoia di un capannone, come sfondo un muro di bottiglie d'acqua a destra ed a sinistra del palco. Dietro la batteria, uno schermo per la proiezione di immagini.


Ci accomodiamo. Dopo un breve discorso introduttivo del Sindaco, si spengono le luci ed inizia il concerto.


Posso avvertire chiaramente quel brivido che percorre tutti gli spettatori poco prima dell'inizio di un concerto. Le emozioni che vengono frenate, caricate per rimanere in canna, pronte per essere liberate alla prima nota e condivise con tutti gli altri. Bellissimo.




Solo che la prima nota stenta ad arrivare.


C'è infatti un'intro registrata molto lunga, fatta da immagini e musica evocativa.


Poi (saranno possati tre minuti, non esagero), una seconda intro, dove una voce, che scoprirò essere la voce del chitarrista <...>+, "introduce" la serata spiegando il tema dello spettacolo.


Eh vabbè, ho capito. E' un concerto dal vivo: suonate o no?


La risposta è: NO.


O meglio, ALCUNI di loro (sì, proprio loro, i <...>*), hanno suonato durante la serata, ma MOLTI altri no.


Ora, io sono ingenuo. Ogni volta ci casco. Prendo alla lettera il significato delle parole.


Lo so, è un mio grande difetto, ma non riesco a farci niente.


Se mi viene detto, "Vieni a Carcare stasera! SUONANO i <...>*", io penso che andrò ad assistere ad un concerto dal vivo tenuto da professionisti che, saliti sul palco, si sbattono per fare quello per cui sono pagati, che oltre tutto è una tra le cose più belle del mondo, cioè suonare e cantare.


E invece no.


Probabilmente, se ieri sera qualcuno mi avesse osservato nel periodo immediatamente antecedente l'inizio del "concerto" (chiamiamolo così), avrebbe visto un improvviso cambio di espressione dopo circa 30 secondi, nel momento in cui i miei sensi mi hanno mandato questo preciso messaggio (urlando): "CANTA IN PLAYBACK!".


Espressione che è nuovamente cambiata in peggio, trasformandosi da delusione ad incredulità, nel momento in cui, con estremo orrore, i miei sensi mi hanno urlato: "SUONANO in playback".




Suonano. In. Playback.


Io non potevo crederci.


Batterista e tastierista live, chitarre e voce in playback.


Ma come si permette un gruppo di professionisti, in una Nazione decorosa, di presentarsi sul palco e, con quarant'anni di carriera alle spalle, suonare LA CHITARRA in playback?


Tre chitarre: una acustica, (un'acustica IN PLAYBACK! Per fare il giro di DO! Mah..), una elettrica, quella del cantante, che suonava anche quando NON si sentiva alcuna chitarra, ed un'altra elettrica, quella del chitarrista solista.


E qui viene il clou.


Il chitarrista solista, in quanto solista, esegue degli assoli.


Ecco, ieri sera il mio ipotetico osservatore avrebbe potuto osservare un terzo cambio di espressione sul mio viso: dall'incredulità allo sconforto. Con un pizzico di pietà.


Costui (il chitarrista) MIMAVA (male) i suoi assoli registrati.




Di più.


Spesso suonava assoli quando di assoli non c'era traccia (peraltro usando spessissimo i piedi per cambiare gli effetti. Ma che effetti cambi che non stai suonando? Bah..), mentre in alcuni casi si volava di brutto assoli che avrebbe dovuto mimare, ed invece era lì adagiato sul capotasto a fare tonnellate di Re maggiore e La minore (un paio di volte ha voluto esagerare, ad ha mimato addirittura un Do maggiore. Da pelle d'oca).


Un paio di volte gli assoli terminavano con note piuttosto acute, e lui se ne stava tranquillo sul secondo tasto pomellando a casaccio. Per lo meno, in un impeto di amor proprio, durante l'assolo di "Another brick in the wall" si è girato verso il tastierista, nascondendo il misfatto agli occhi degli spettatori...


Ad un certo punto ridevo. Cosa dovevo fare?


Però ero triste. Estremamente triste. Perchè la gente era FELICE. Appaludiva, urlava "Bravi!".


Ma bravi cosa?


E poi, d'improvviso, così, a freddo, arrivano le cover. Beatles, Dylan (Bob), Lennon, Battisti (e figurati se poteva mancare LUI), Pink Floyd (PINK FLOYD!).


Tutte suonate e cantate dal vivo (malino, per la verità, ma quando ho sentito il calore delle corde delle chitarre che, vibrando, emettevano quei suoni imperfetti e la voce che, vibrando, INTERPRETAVA a suo modo le canzoni, mi si è aperto il cuore).


Cioè, questi dal vivo suonano e cantano in playback i loro pezzi (mimandoli male), e suonano e cantano dal vivo le cover? Ma cosa è successo a questo mondo? COSA?!


Assordanti gli applausi al termine del concerto.




Devo quindi credere che tutti non si siano accorti del trucco?


O, peggio ancora, devo credere che a tutti non interessi, e considerino normale esibirsi su un palco (pagati) in playback?


Non so quale delle due alternative mi spaventi di più.


Di sicuro, mi spaventa l'ipocrisia che è la regola principe dei rapporti umani oggi.


E, a questo proposito, devo raccontare un episodio a coronazione della serata.


All'uscita dal concerto, la persona con la quale ho assistito al concerto viene fermato da colui che ha presentato il concerto. Due persone che, come me, hanno sempre vissuto di musica, due appassionati, due "professionisti" della musica. Soprattutto, due persone ONESTE.


Il presentatore chiede, con un grandissimo sorriso compiaciuto stampato in faccia: "Piaciuto?".


Che domanda è? Posta da uno che la musica la VIVE da quarant'anni, non sussiste!


La risposta giusta è: "Piaciuto cosa?".


E, invece, il mio amico risponde: "Molto!".


A domanda ipocrita, risposta ipocrita (ma sarcastica, ovviamente. Cos'altro avrebbe dovuto rispondere? E' proprio la domanda che è SBAGLIATA).


E domani, probabilmente, un altro concerto in playback.


Chissà se altri, come me, reagiranno così. Io spero proprio di sì. Ma, a questo punto, comincio a dubitarne.








Note: *non scrivo il nome del gruppo, anche se osservando con attenzione il simbolo <...>....







domenica 27 maggio 2012

No News, Good news

Finalmente, la GRANDE NOVITA'.
Era tanto tempo che non scrivevo nulla. Mi mancava l'ispirazione.
Certo, dopo la scoperta di quella MERAVIGLIOSA realtà politica (o antipolitica? O Apolitica? Bah..) rappresentata dal Partito Italia Nuova, come avrei potuto scrivere d'altro?
Ero ormai quasi convinto che avrei smesso definitivamente.
Ma poi, è tornato LUI. Il Maestro.
Pronunciare il Suo nome è troppo poco, ridurrebbe la sua esistenza a un mero dato di fatto.
E invece, la Sua esistenza è Puro Miracolo.
Quindi non scriverò il suo nome. ma oserò coniare solo per Lui un appellativo unico. 
Ho deciso che d'ora in avanti lo chiamerò Il Pupazzo Gonfio. Così, con tutte le iniziali maiuscole.
Bene, Il Pupazzo Gonfio è tornato. 
Attendevo con ansia sempre crescente che finalmente annunciasse quella grande novità che avrebbe cambiato definitivamente la politica italiana (parole quasi letterali del suo Delfino, o meglio del suo prestanome, La Cernia. Angelino, il corrispettivo politico di Gigi D'Alessio).
Immaginavo che fosse una VERA novità, perciò mi chiedevo cosa cavolo avesse elaborato dal Tristo Dì Delle Sue Amare Dimissioni, solo e abbandonato nella sua stranzetta buia, senza neanche poter più godere della compagnia delle sue cene conviviali... Mi sto perdendo, chiedo scusa.
Dicevo, mi aspettavo una VERA novità, ma oggi sono tornato alla cruda realtà. 
Perchè io, nonostante tutto, quando sento una persona che parla, bene o male tendo nel mio inconscio a credere che dica la verità. O almeno, che dica una PARZIALE verità.
Ecco, nel caso del Pupazzo Gonfio ero ormai abituato, dopo 20 anni di sortite idiote, false e populiste (che hanno fatto una gran presa nel popolo italiano, e continueranno a farne), ebbene dopo 20 anni mi ero abituato a valutarle per quelle sono: menzogne.
Ogni volta che il Pupi (diminutivo di una carineria assoluta...) parlava, dicevo: "Bene, se avevo un dubbio su questo argomento, ora sono sicuro che sarà sicuramente giusto il contrario di quello che dice".
Purtroppo, da quando il Pupi non ammorba più la nostra esistenza tramite la costante presenza sui mezzi di informazione, ho perso il mio antidoto, perciò pensavo VERAMENTE che, insieme al suo prestanome La Cernia, dovesse annunciare una grande novità post elezioni.
Ho commesso il più grande dei peccati. 
E non verrò mai perdonato.
Sì, perchè il Pupi se n'è uscito con un argomento vecchio almeno di tre anni, ovvero...

IL PRESIDENZIALISMO ALLA FRANCESE.

Leggete un pò qui, se non mi credete.

Cosa significa? Significa, in sostanza, che il Presidente della Repubblica acquista maggiori poteri, un po' come se fosse un Presidente del Consiglio attuale. Viene eletto dal Popolo, e divide le sue competenze con il Presidente del Consiglio.
Un po' come in America, ma molto molto (molto) più attenuato (per fortuna).

Per quale motivo Il Pupazzo Gonfio ha proposto tale NEFANDEZZA?
Lo ha detto Lui Stesso: Preferite avere un Governo come in Grecia, instabile, o piuttosto come in Francia, dove dopo le elezioni, Hollande si è subito messo in moto (fulmine a parte...)?
Beh, dinnanzi a una tale scelta, è OVVIO che tutti risponderanno: FRANCIA!
Peccato che non sia vero niente. NIENTE. E come avrebbe potuto essere altrimenti? Il Pupazzo Gonfio si nutre delle Sue Stesse Bugie, alle quali ormai (ne sono convinto) crede fermamente.
Lui vuole diventare Presidente della Repubblica, eletto dal Popolo (questa volta, VERAMENTE eletto dal Popolo...). 
Vuole governare come Presidente della Repubblica, ovvero senza rendere conto a nessuno, e condividendo il suo potere, se tutto va bene, con un Presidente del Consiglio che potrebbe anche essere La Cernia. 
Pensate che goduria! Un uomo ridicolo e sciocco di nuovo in giro per l'Europa a fare figure di merda in nome e per conto nostro, con un potere ben superiore a quello che ha avuto sino ad ora, senza alcun filtro e/o opposizione politica (Magistratura a parte...). 
Praticamente, l'Armageddon.
Male che vada, potrebbe essere eletto Presidente del Consiglio il Gargamella (ooohh, ragassi...). 
E allora, se possibile, sarebbe ancora peggio, perchè avremmo un uomo ridicolo e sciocco che va in giro per l'Europa a sputtanare noi, e un cartone animato (Gargamella, appunto), che vaneggia cercando di fare opposizione (ma non troppo, per carità, sennò la Magistratura come passa il tempo?). 
E di nuovo avremmo Casi Ruby, Olgettine varie, veleni e bugie che ci sfiniranno DEFINITVAMENTE, mentre l'Italia proseguirà inesorabile verso quel baratro ormai pronto ad accoglierci a braccia aperte.
Qual è l'unico modo per evitare tutto ciò? 
La Rivoluzione? Per carità...
LE URNE ELETTORALI.
Ovvero, VOTIAMO GENTE NUOVA CON IDEE NUOVE (che poi sono idee vecchie, e proprio per questo funzioneranno).
A casa tutti questi vecchi che ci hanno rubato LA DIGNITA'.
Non volete votare? Benissimo: statevene a casa! 
Elettori del PDL e del PD: STATE A CASA!
Oppure, ancora meglio: CANDIDIAMOCI! Noi, gente comune e tendenzialmente onesta, diamo vita a nuovi movimenti, indipendenti dai partiti, e proviamo a riprendere in mano la nosta vita. Abbiamo internet, l'unica vera DEMOCRAZIA DIRETTA presente in Italia.

Oddio, mi sto Grillando...?



martedì 24 aprile 2012

Il Futuro Conservatore (Pubblicità Regresso)


Non c'è limite al peggio.


Ne ho avuto la certezza tra sabato e domenica scorsi, e lo sconforto, che già mi accompagna da tempo, mi ha assalito con grande vigore.


Sabato sera partecipo ad una cena tra amici, e mi viene presentata una coppia di fidanzati genovesi. Simpaticissimi.


Abbiamo riso e scherzato tutta la sera, poi è arrivato il fatidico momento.


La politica.


Uno dei due mi allunga un biglietto promozionale elettorale.




Leggo, con mio stupore, una sigla mai sentita prima, P.I.N.: Partito Italia Nuova.


Il fondatore del movimento, Armando Siri, è candidato sindaco di Genova.


"Come si collocano questi?", chiedo con un po' di diffidenza.


Risposta secca e pronta: "Ah, nè destra nè sinistra. E' un partito apolitico.".





"Guarda", mi dice uno dei due, "io e la mia fidanzata siamo proprio su sponde opposte, ma ci siamo candidati proprio perchè siamo stufi. Vogliamo partecipare al cambiamento, e questo è l'unico partito che ci ha convinto".




"Vedi", prosegue lui, "io, per esempio, sono uno...insomma...uno che gira con la foto di Mussolini nel portafogli...".



"La mia fidanzata, invece, è di sinistra, però ci ritroviamo nel PIN".




O cavoli! Vuoi vedere che questo misconosciuto Armando Siri ha trovato la quadratura del cerchio?


Far convergere in un unico partito elettori (militanti!) di destra estrema e di sinistra?


Devo assolutamente informarmi.


"Vai sul sito", prosegue il mio nuovo amico nostalgico, "E guardati qualche video. A me ha aperto gli occhi!".



Domenica vado a dare un'occhiata al sito del Partito, e becco subito il famoso video suggeritomi.


Bene, guardiamo.


Nel caso vogliate dare un'occhiata (e ve lo consiglio vivamente), ecco il link . E' un po' lungo, ma non è necessario guardarlo per intero.


Al primo approccio, ho avuto l'impressione di assistere ad una lezione universitaria sui generis. Il Sig. Siri è in piedi, davanti ad una lavagnetta, con un pennarello in mano, e scrive alcune parole, sulle quali si incentra il suo discorso. Ci sono anche alcuni "spettatori", muniti di block notes...


Parte da lontano, il sig. Siri, dal concetto di politica, passando per il Kosmos e l'Uni Verso (andate a vedere il video e capirete perchè ho scritto Uni Verso, e non Universo).


Devo ammettere che sono rimasto affascinato dall'approccio. Mi ha un po' deluso il riferimento al Cor Aggio (e anche in questo caso, andatevi a vedere il video per capire).


Allora vado a vedere il programma del PIN, incuriosito dal "come".


"Come avrà fatto il Sig. Siri a trasporre le idee illustrate in progetti politici?".


Ecco, la risposta è: "Non lo ha fatto".


Il Programma è incentrato su un nuovo concetto di imposizione fiscale, un nuovo sistema pensionistico, la riforma della giustizia (che, anticipo, è ABERRANTE), etc etc...


Questo post potrebbe essere lungo chilometri, vista l'enorme quantità di spunti offerti dal programma del P.I.N., ma mi voglio soffermare su un aspetto particolare: la Nuova Costituzione.


Sì, perchè il sig. Siri è convinto che tutta la Costituzione, essendo stata redatta oltre sessanta anni fa, sia ormai vecchia, ed esprima concetti non più adatti alla società attuale. Concetto sul quale non mi esprimo.


La cosa interessante è che sul sito del P.I.N. c'è il testo della Nuova Costituzione.


Non resisto. Devo andare a leggerlo.


La Carta dei Principi di Fondazione della Nuova Italia (giuro, è scritto così) consta di 25 articoli.


Esaminiamone alcuni.


L'art. 1 dice, tra l'altro: "Ogni scelta dell’individuo che non sia in contrasto con la libertà
altrui è personale e non può essere materia di competenza dello Stato.".
Prescindendo dalla totale genericità della parola personale inserita in quel contesto, e dal nonsense caratterizzato dal concetto "fai quello che vuoi, basta che non rompi le palle al prossimo", la cosa meravigliosa di questo principio è che, già all'articolo successivo, viene pienamente contraddetto.


L'art. 2, infatti, recita: "Lo Stato garantisce ad ogni individuo cittadino il proprio sostegno,
nelle misure più idonee, siano esse di tipo organizzativo o normativo,
per il raggiungimento dei propri scopi.".


In sostanza, se ho capito bene, lo Stato non ha competenze nelle scelte dell'individuo. Quindi, se io mi compro una macchina, non devo andare alla motorizzazione per la targa, tanto lo Stato non si deve intromettere. Contemporaneamente, però, lo stesso Stato mi mette a disposizione il proprio sostegno per raggiungere i miei scopi.


Eccezionale l'art. 3.


Non saprei come definirlo altrimenti.


Esso recita: "Gli individui cittadini che si comporteranno con accoglienza, generosità
e comprensione con i loro simili, e con tutte le espressioni universali
della natura non avranno mai da temere il giudizio e la coercizione
dello Stato.".
State attenti, cittadini italiani, perchè se inavvertitamente uccidete una mosca in casa vostra, dovrete temere il giudizio e la coercizione dello Stato! E mi raccomando, prima di criticare un altro, verificato che sia un vostro simile, perchè se non lo è potrete insultarlo, cacciarlo e picchiarlo quanto volete, senza temere il giudizio e la coercizione dello Stato.


Art. 5: "la proprietà privata è INALIENABILE". Giuro, dice proprio così. INALIENABILE. Addio a tutte le Agenzie Immobiliari d'Italia.


Proseguo veloce, a malincuore.


Art. 12: "Un individuo cittadino può essere sottoposto ad un processo quando ne
sussistano le condizioni determinate dal compimento di un reato."
Questo articolo è un piccolo capolavoro.


In sostanza, io commetto un omicidio. L'omicidio è reato. Pertanto, avendo commesso un reato, posso essere sottoposto ad un processo. Il problema sta nel fatto che, per accertare l'esistenza di un reato, è necessario essere sottoposti ad un processo. Prima del processo, e della condanna, infatti, non si può sapere se è stato effettivamente commesso un reato, perchè il processo serve proprio per determinare se è stato commesso un reato, e successivamente, erogare la pena prevista.


Poniamo che io, per difendermi da un'aggressione, dia una spinta al mio aggressore e costui cada a terra, sbatta la testa in terra e muoia. Questo è reato? Sì, verrebbe da dire, perchè è morto un uomo. Viene celebrato il processo, e il mio avvocato dice: "L'imputato ha agito per legittima difesa!". Il Giudice verifica, ed in effetti accerta che è così. Pertanto, vengo assolto, perchè il reato non sussiste.


Cavolo! E adesso? Il reato non sussiste! Non l'ho commesso. Quindi non potevo essere sottoposto a reato! C'è qualcosa che non va...


Badate bene, PUO' essere sottoposto a processo, non DEVE.


E, infatti, l'art. 13 prevede che "L'azione penale non è obbligatoria, ma discrezionale.".




Quindi, gli amichetti intimi dei P.M. (che, secondo l'Illuminato Siri, si chiameranno Delegati del Capo dello Stato), potranno andare in giro a fare "le peggio cose", contando sull'impunità PER LEGGE. Anzi, sull'impunità PER PRINCIPIO COSTITUZIONALE (che è molto ma molto peggio).


E qui arriviamo al panico puro. Il Delirio di Onnipotenza. Il Nuovo Tiranno.


Tralasciando una frase dell'art. 13 che dice: "Nessun processo può durare per un periodo superiore a 1 mese", sul quale non mi sento di fare alcun commento vista la sua totale IDIOZIA (e pericolosità...), si arriva all'art. 21, l'anticamera della Tirannia: "Il Capo dello Stato non rappresenta i cittadini individui, ma
rappresenta solo l’organizzazione sociale del Paese. È eletto dai
cittadini
etc et". Cioè, io eleggo uno che non rappresenta me, ma rappresenta la società in cui io vivo. Quindi, quando vado a votare, chi scelgo? Quello che agisce per il bene della società, anche se non fa i miei interessi personali.


Tipo: Il candidato Tizio vuole abbassarmi lo stipendio, ma mi promette che tale diminuzione servirà per fornire maggiori servizi alla società. Godo nella sofferenza per il bene comune. Non so perchè, ma mi viene in mente Stalin...


E, infatti, sempre art. 21: "A lui spetta l’emanazione delle Leggi, l’autorità giudiziaria, ed
esecutiva. L’incarico di Capo dello Stato è permanente fino all’età di
75 anni".


Lì per lì pensavo di aver letto male. E invece no.


Allora, costui che io eleggo per rappresentare non me, ma la società, detiene il potere di emanare le Leggi (EMANARE LE LEGGI!), comanda i giudici ed il Governo. Anzi, lui stesso E' Il Giudice ed IL Governo. E, se eletto all'età di 30 anni, rimane in carica fino all'età di 75 anni.






Infatti, sempre l'art. 21 dice "Al Capo dello Stato spettano tutte le decisioni di politica

interna ed internazionale".


Ma il vero capolavoro è: "egli può essere rimosso dall’incarico con Decreto del Collegio Popolare
Nazionale solo nelle modalità espresse dalla presente Carta.".
Andiamo allora a cercare queste fatidiche modalità.


Art. 22: "Al Collegio Popolare Nazionale spetta la convocazione delle
consultazioni po­polari per l’elezioni del Capo dello Stato a seguito di MORTE o DIMISSIONI di quest’ultimo"
. Quindi, le elezioni si indicono SOLO se il Capo dello Stato muore (bontà sua), o si dimette. Altre modalità non sono previste.


Ah no, mi sbaglio.


Art. 24: "Il Capo dello Stato rispetta, PENA IL DECADIMENTO DELL'INCARICO, e fa
valere presso gli individui cittadini e gli organi dello Stato i
principi di questa Carta sui quali si fonda l’organizzazione della
società."
. Il decadimento. E chi lo fa rispettare, questo decadimento?


Nessuno può, visto che il Capo dello Stato detiene il potere legislativo, giudiziario ed esecutivo.





In sostanza, non ho ben chiaro se questa Nuova Costituzione sia frutto dell'incapacità di chi l'ha redatta, oppure sfruttila buona fede delle persone.


In entrambi i casi, credo proprio chead oggi, in Italia, possiamo tranquillamente fare a meno di nuove Italie e comunicatori che si improvvisano legislatori.


Spero lo capiscano anche i genovesi.















martedì 10 aprile 2012

Sono contento. Anzi, no.




Sono contento per tutto quello che sta succedendo in questi giorni alla Lega.

Non ho mai nascosto la mia "intolleranza" verso questo Partito e le idee di cui si fanno portavoce i suoi membri, idee malsane che, sull'onda del malessere generato dalla annosa "questione meridionale", puntano di fatto a restaurare un nuovo clima da ventennio fascista (leggasi: odio razziale), con la differenza che Mussolini puntava a tenere l'Italia UNITA (ed inoltre sapeva parlare italiano correttamente).

Ma il punto di questo post è un altro.

E' evidente che l'inchiesta che sta coinvolgendo la famiglia Bossi colpisce uno dei punti di forza su cui è stata costruita la Lega, ovvero l'onestà. Bossi & C. hanno sempre cercato di distinguersi da ogni altra forza politica, tenendo estremamente saldi i rapporti con la popolazione e non creando quel distacco che abitualmente viene a formarsi tra elettori e politici.

Ora che la credibilità del Leader storico del movimento e della sua famiglia è stata messa in discussione, è in dubbio l'esistenza stessa del partito.

Pertanto, dovrei essere contento.

E invece, no.

Avete presente Al Capone? Il simbolo del gangsterismo americano. Nonostante fosse stato dichiarato il nemico pubblico n. 1, l'F.B.I. non riusciva a trovare nessuna prova delle sue numerose "attività" illegali. Fino a quando, trovato un biglietto sospetto con su scritto il suo nome, non capitò l'occasione di incastrarlo.
"Bene! L'avranno incriminato per omicidio plurimo, strage, estorsione, taffico di droga, sfruttamento della prostituzione...".
Ehm, non proprio.

"Associazione a delinquere di stamp..."

"Ehm, non proprio...".

"Eh, vabbè, ma comunque..."

EVASIONE FISCALE.

E' un po' come processare Hitler perchè non ha pagato una multa per divieto di sosta.

Ebbene, se il partito Lega dovesse cadere, smembrarsi, sciogliersi, finire, a causa di un'inchiesta giudiziaria, facendo le debite proporzioni, senza volere minimamente paragonare Bossi e famiglia ad Al Capone o ad Hitler (se non altro, perchè nessuno di questi ultimi due ha mai alzato il dito medio verso i fotografi, mi sembra..), la sensazione che proverei è un po' la stessa.

Come se Berlusconi fosse stato costretto a dare le dimissioni da Presidente del Consiglio per avere sbagliato il finale di una barzelletta.

Come se Bersani si dimettesse perchè è un uomo inutile. Ah, no, chiedo scusa, questa sarebbe una bella soddisfazione e sarebbe pienamente aderente alla realtà...

Insomma, avrei preferito che la famiglia Bossi fosse stata delegittimata politicamente, invece che a causa di un'inchiesta giudiziaria (che sugli elettori padani avrà l'effetto di compattare ancora di più il partito contro i nemici comunisti e le banche europee).

Perciò, sono contento, anzi no.

venerdì 30 marzo 2012

Vi invidio




Vi invidio tutti.




Vi invidio perchè, nonostante tutto, riuscite ancora a guardarvi allo specchio, la mattina.Quantomeno per farvi la barba.


Vi invidio perchè, nonostante tutto, riuscite a dormire la notte. Ne sono certo, che dormiate la notte, perchè ogni mattina dovrete essere pronti e scattanti, brillanti e lucidi, per volare dall'altra parte del mondo ed incontrare un altro che, come voi, deve recitare il proprio ruolo nell'immensa farsa che è la vostra vita.


Vi invidio perchè, nonostante tutto, riuscite a pronunciare mastodontiche bugie in pubblico, sulla convinzione, fino ad oggi fondata, che i destinatari delle vostre dichiarazioni le credano vere. O quantomeno, si illudano che esse siano vere. Non è possibile, no, non è possibile che loro, eminenti professionisti, abbiano una faccia talmente tosta da mentire spudoratamente a TUTTI con tale disinvoltura.



Vi invidio perchè, nonostante tutto, ci credete davvero. Io ne sono convinto, che ci crediate davvero. Sarebbe impossibile, sennò, agire così, senza credere davvero in quello che si fa, in quello che si dice. Sarebbe impossibile, sennò, annunciare pubblicamente che è necessario fare sacrifici per eliminare i debiti, debiti che avete contratto voi (e i vostri predecessori prima di voi), e che dobbiamo (inspiegabilmente) pagare noi. Noi che abbiamo sempre (più o meno) pagato tutto, in silenzio (più o meno), convinti che fosse un nostro dovere (per servire lo Stato. "Lo Stato siamo noi", ci dicevano).



Vi invidio perchè riuscite a dichiarare una cosa e, nella stessa frase, a contraddire la cosa che avete appena detto senza neanche provare un minimo di vergogna. "L'art. 18 non è l'elemento fondamentale della riforma". E allora, lasciate perdere l'art. 18. Se le priorità sono altre, occupatevi di quelle priorità. Invece, l'unico punto inamovibile della riforma del lavoro è proprio l'art. 18, anche se non serve a niente modificarlo (secondo voi). Al culmine della protesta, ve ne siete usciti con questa frase che, a rigor di logica, vi dà pienamente torto, eppure lo avete usato per rafforzare le vostre teorie. Che invidia!



Vi invidio, perchè alla fin fine VI PIACE. Vi piace, il senso di potenza che dà decidere delle vite altrui. Vi piace stabilire nuove tasse e rincari sulla base della mancanza di denaro nelle casse del (vostro) Stato, a danno di persone che lavorano praticamente per girare quello che guadagnano a VOI, mentre voi percepite compensi esorbitanti. ESORBITANTI.



Vi invidio perchè siete al comando, decidete delle vite di milioni di persone, eppure vivete fuori dalla realtà. Scrivete leggine insulse (nonostante siate tecnici), colme di lacune, e poi pretendete che il sistema funzioni, e se non funziona è colpa delle lobbies.



Ecco, forse questa è la più bella di tutte. VOI parlate di lobby.

Voi che avete da sempre lavorato al servizio della Finanza Mondiale, voi che vi riunite una volta l'anno in massa, senza rendere pubbliche le vostre deliberazioni, parlate di lobbies. E indicate nei TASSISTI una lobby potente.



I TASSISTI. I quali, come tutti sappiamo, di notte si riuniscono in gran segreto per stabilire il destino del Mondo.



Vi invidio, perchè forse, un giorno, la giustizia terrena vi punirà, ma nel frattempo ve la godete alla grande. Alla grandissima.



Vi invidio, perchè giocate a rimpiattino col destino, ben consci del fatto che, alla fin fine, comunque vada, nel lungo periodo, l'avrete comunque vinta questa partita a rimpiattino. Mentre noi tutti, la partita, non riusciremo neanche a vederla come spettatori. Di più, neanche saremo consci del suo svolgimento.



Vi invidio, anche se mi fate schifo.

martedì 24 gennaio 2012

La Rivoluzione dei Cocktail.

C'era una volta una birreria, la birreria Italia.
Il gestore, Italo, era amico di tutti in paese. Tra un cocktail è l'altro, i clienti al bancone finivano per raccontare i loro problemi a Italo, che li ascoltava con attenzione ed interessamento.


Una sera come le altre, Tizio, uno dei migliori clienti dell'Italia, confidò a Italo di avere grandi aspirazioni per la propria attività lavorativa, ma per mettere in atto i propri intenti avrebbe avuto la necessità di conoscere qualcuno dell'Amministrazione, e lui non conosceva nessuno.

"Non è un problema", gli disse Italo, "L'Ing./Dott./Rag./Avv./Etc. Caio è mio cliente abituale. Se vuoi, vi metto in contatto. Se ti raccomando io, vedrai che non ci saranno problemi!".
Ed è così che una sera Tizio e
L'Ing./Dott./Rag./Avv./Etc. Caio si incontrarono, parlarono, e cominciarono a collaborare.

Tizio, per ringraziare Italo, prese l'abitudine di pagare i cocktail il doppio di quello che costavano, tanto ormai aveva avviato la propria attività e poteva permettersi tutto quello che voleva.

Italo, per contro, poteva permettersi non solo di fare pagare meno i cocktail a
ll'Ing./Dott./Rag./Avv./Etc. Caio, ma addirittura di non farglieli pagare affatto. E l'Ing./Dott./Rag./Avv./Etc. Caio prese a frequentare la Birreria Italia in ogni minuto di tempo libero, trascurando la famiglia.

Si era sparsa la voce che nella Birreria di Italo, oltre a gustare ottimi cocktail accompagnati da ottima musica, si potevano intrattenere rapporti proficui. In poco tempo, la Birreria Italia divenne il luogo più frequentato del paese.


Un triste giorno, Tizio ebbe un malore e morì. Al funerale erano presenti tutti, autorità comprese.
L'azienda di famiglia passò ai figli di Tizio, ovvero PierTizio e Tizia Jr., detta Coop.

PierTizio e la sorella Coop non avevano mai prima di allora frequentato l'Italia, ed una sera, per onorare il giuramento fatto al padre morente, si recarono insieme alla birreria. Grandiosa fu l'accoglienza di Italo, che offrì loro cocktail gratis tutta la sera e li presentò a tutti gli altri clienti. PierTizio e la sorella Coop presero a frequentare assiduamente l'Italia, attirati prima dai cokctail gratis, poi dall'ottima compagnia. Diventarono amiconi dell
'Ing./Dott./Rag./Avv./Etc. Caio, del Maresciallo Sempronio, della Contessa Marina Ricca Ricchissima, del Vescovo e di tantissimi altri clienti abituali.


Un brutto giorno, però, Italo si accorse che la Birreria Italia aveva problemi di bilancio. Grossi problemi di bilancio. L'Associazione Europea Birrerie aveva fatto un controllo ai suoi conti, scoprendo che a furia di offrire cocktail ai vari PierTizi e sorelle Coop, rischiava il fallimento. E questo, nonostante Italo percepisse mance assai cospicue che, tuttavia, intascava personalmente senza lasciare alcuna traccia nella contabilità dell'Italia.

L'Associazione Europea Birrerie impose a Italo di mettere a posto i conti dell'Italia, a costo di dover vendere la sua Porsche, la Lamborghini e le diciotto Ville.

Italo si vide sul lastrico, e allora prese la ferale decisione. "cari amici", annunciò una sera all'Italia intera, "io lascio. Per il bene dell'Italia, della mia famiglia, e del paese intero. Lascio, e cedo l'Italia ad un Curatore, il Dott. A. Bocconi, che gestirà questo locale al meglio. Io mi ritiro, mesto, nella mia Villa alle Antille. Adieu!".


Il Dott. A. Bocconi, sobrio, elegante, serio, prese in gestione l'Italia con grande soddisfazione, sotto gli occhi vigili dell'Assoociazione Europea Birrerie.

PierTizio, pertanto, decise di andare alla birreria per rendere omaggio al nuovo gestore e, grande sorpresa, non solo dovette pagare tutti i cocktail che ordinò, ma addirittura pagò un sovrapprezzo, a causa dei buchi di bilancio lasciati da Italo. E, cosa ancor più preoccupante, niente musica nel locale (per risparmiare), e niente accoglienza speciale. D'ora in avanti, all'Italia, ogni cliente era uguale ad ogni altro, e avrebbe dovuto pagare regolarmente.

Eh no, si disse PierTizio, così non va bene. Ne parlò con la sorella Coop, che fu d'accordo con lui ed anzi, propose di organizzarsi per fare tornare le cose come prima.

"Innanzitutto, bisognerà diminuire lo stipendio ai nostri dipendenti. Come faremo a permetterci i nostri amati cocktail, ora che li dobbiamo pagare?", dissero in coro PierTizio e la sorella Coop.
L'Ing./Dott./Rag./Avv./Etc. Caio licenziò tutti i praticanti del suo studio, così da garantirsi cocktail a prezzo raddoppiato per almeno due mesi.

E il Maresciallo Sempronio? Beh, dovette privarsi di numerosi computer in caserma per rivenderli, perchè lui al suo cocktail settimanale non voleva proprio rinunciare. Che figura avrebbe fatto con L'Ing./Dott./Rag./Avv./Etc. Caio?

La Contessa Marina Ricca Ricchissima, da parte sua, licenziò tutti i filippini in regola nelle sue Ville (cioè due, nel senso dei Filippini in regola, non delle Ville), e li riassunse in nero pagandoli la metà. A lei dei cocktail non fregava niente, era astemia. Ma era una questione di principio.

Il Vescovo, dal canto suo, non aveva problemi. Liquidità ne aveva in grande quantità, ne poteva disporre a proprio piacimento e, in più, poteva usufruire delle donazioni dei fedeli.


In poco tempo, però, tutta la gente che abitualmente non frequentava l'Italia perchè impegnata a lavorare e ad accudire la propria famiglia si incazzò. Letteralmente.Per colpa del Dott. A. Bocconi che aveva alzato i prezzi dei cocktail, loro non riuscivano ad arrivare a fine mese, perchè i propri datori di lavoro non riuscivano più a pagare loro lo stipendio e contemporaneamente pagarsi i cocktail!
Perciò, decisero di fare una grande manifestazione, e bloccarono il paese con i forconi.

Così, adesso, erano sicuri di non arrivare a fine mese, ma chi se ne importa: l'importante era lanciare un segnale.

I clienti dell'Italia, commossi dal gesto eroico dei cittadini, decisero di farsi portavoce del loro malessere presso il Dott. A. Bocconi, e nominarono loro portavoce il sig. Lombardo.


Il motto dei manifestanti? "Fare la rivoluzionare per far tornare tutto come prima".


La tattica di Lombardo? "Gli farò un'offerta che non potrà rifiutare".


Come andrà a finire questa avvincente storia?

Il Sig. Lombardo riuscirà a convincere il Dott. A Bocconi a fare retromarcia?

E Italo? Che fine ha fatto? In fondo, è un po' anche colpa sua se il Dott. A. Bocconi ha alzato i prezzi per tutti!

E i NonClienti dell'Italia, come si comporteranno?

Tutte le risposte a questi meravigliosi dubbi verranno (forse) date alla prossima puntata.

Per ora, una piccola anticipazione: Pare che i manifestanti, per ingannare l'attesa, abbiano indetto una gara di imitazioni animali, e che ora abbiano avuto la meglio coloro che hanno deciso di imitare il verso della pecora. Secondi in classifica, i muli da soma. Terzi, ma in icognito, i cani. Cambierà la classifica?


Alla prossima fantasmagorica puntata.